Curtis Mann inaugura Verso, sua terza monografica presso la galleria, confermando il proprio interesse per l’aspetto fisico/materiale della fotografia. Mann fa un uso della fotografia assimilabile alla materia utilizzata nella scultura e, nel corso degli anni, si è spinto verso i limiti fisici della fotografia stessa. La mostra, site specific, sarà composta da immagini scattate negli spazi della galleria, particolari di oggetti o persone su cui l’artista interviene con tagli, pieghe e fessure attraverso i quali si intravede ancora, sfocato, l’oggetto primario della fotografia. La visione di questi strati successivi di realtà, sovrapposti gli uni agli altri, dipende unicamente dall’osservatore, dal suo punto di vista, dall’angolo in cui si posiziona, aprendo così l’opera a molteplici interpretazioni e letture restituendoci la complessità dell’esperienza visiva e non solo. Il visitatore si trova infatti circondato da immagini che riproducono lo spazio nel quale si trova, ma che potrebbe essere molti altri spazi come nessuno, dato che è l’osservatore stesso a connotarlo con le caratteristiche che lui stesso vuole leggerci. Curtis Mann spesso va incontro ad un effetto destabilizzante di spostamento dei confini di fronte alla sua opera, principalmente amalgama tra fotografia e scultura. Nei primi lavori Mann interveniva su immagini trovate in rete, che modificava tramite photoshop o con interventi meccanici; oggi, ed in particolare in questa mostra, l’artista si sposta verso un passaggio successivo ritraendo egli stesso il mondo che lo circonda sul quale poi interviene con tagli e increspature, aprendo così una finestra – o molteplici – sulla realtà ritratta che, a seconda del punto di vista dell’osservatore, si trasforma.In Verso Curtis Mann costruisce un gioco di scatole e variazione sul tema dello spazio che lo contiene, un'esperienza visiva e sensoriale che deriva dal desiderio di scomporre e ricomporre onde poter comprendere ed approfondire il medium usato.
English version
In his third solo exhibition at Luce Gallery, Curtis Mann continues his exploration of the physical image. For this exhibition, Mann uses images made of the gallery space and items or people that exist in the space, prints them, turns them over and then cuts various sized openings in the back of the photographic prints. The slits are then folded out revealing the imagery through distorted windows, which creates a soft, unclear and sometimes confused version of the original image. The work relies on its own physicality and the viewer’s angle of view to give a new and slightly altered reading and presence. The final works offer a physical and sculptural entry to the photographic space and hope to elicit conversations of image, object and the complexities of visual experience. The vision of these successive layers of reality, one above the other, depends solely on the observer, on the point of view that he chooses; thus opening the work to multiple interpretations and giving us the complexity of the viewing experience. The visitor is surrounded by pictures of the space in which he is located, but the images are modified so as to produce a particular effect of estrangement. The gallery becomes a shared space, a place where the works stimulate reflection and vision, but also an area where everyone can be mirrored and, once the confusion disappears, one can find themselves. Curtis Mann uses mainly an approach that is located somewhare between photography and sculpture. In his early works he intervened on images that he found on the web, using photoshop or mechanical work. Today the artist makes another step forward taking the pictures himself, making them the raw material on which he afterwards intervenes with cuts and ripples; thus opening a window - or more than one – on the reality portrayed and on its transformation depending on the point of view of the observer. With Verso Curtis Mann builds up a game of boxes and variations on the subject of the space that sourronds him, a visual and sensory experience.