Delphine Desane, Dreams of a Dreamer

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Investigando, mescolando e unendo culture, periodi, momenti differenti, Delphine Desane si serve della sua pratica come veicolo per l’esplorazione di sé. Il pennello è uno strumento di comprensione. Le sue forme semplici sono abitate da moltitudini. Parlano di un istante unico, carico di emozioni, memorie, desideri. Una singola linea segnala conquiste, perdite, fatica. I ritratti di Desane sono diretti, volutamente privi di abbellimenti, citano silenziosamente le forme e le figure di antenati noti e sconosciuti. Solo una volta terminati, le influenze le si rivelano - il mento appuntito di una Maschera Dan, le scene piatte dei lavori della famiglia Obin (in particolare di Philomé Obin), le qualità grafiche delle Bandiere Asafo del Ghana. Audaci e limpidi, i suoi ritratti sono impersonali di proposito, in modo da non porre limiti al loro messaggio.
Nella prima mostra personale di Desane, “Dreams of a Dreamer”, il paesaggio non è una dimora per i personaggi dell’artista. Piuttosto, essi devono trovare radici da sé. Queste radici incontrano un terreno fertile nella memoria dell’osservatore, trasformandosi lentamente in qualcosa che non è possibile ignorare. Nei suoi tre anni di ricerca come artista, Desane ha seminato temi che hanno a che fare con la migrazione, la casa, la nascita e la rigenerazione. La sua mano ferma trasmette una grazia e una sicurezza centrali della sua persona, ritraendo personaggi perlopiù femminili, qualche volta animali, dall’identità composita, legata alla Terra e al contempo separata da essa. I suoi sfondi, di solito minimalisti, sono una “domanda aperta” e permettono all’osservatore di immaginare le sue figure quasi ovunque. Le molteplicità insite nei suoi soggetti sono concentrate negli occhi. La verità riposa in un’iride, ma è accessibile soltanto a chi è disposto a guardarla direttamente. Come l’artista, anche queste figure rifiutano di essere intrappolate.
I soggetti di Desane vivono fuori dal tempo - figlie, madri e nonne allo stesso momento. La discendenza è trattenuta in una singola ombra - cosa impossibile nel nostro regno fisico. Le figure di Desane non sono definite rispettivamente dal loro passato, presente o futuro previsto, ma racchiudono in sé tutto quello che potrebbero essere, che sono e sono state in un unico istante esplosivo. “Ovunque tu vada, la prima cosa che le persone vedono è la tua blackness”, dice l’artista. E così, questa è spesso l’unica chiave di lettura a disposizione dell’osservatore - una rivendicazione di rappresentanza.
Attingendo alle tematiche surrealiste e religiose dei dipinti di Hector Hyppolite (un sodale di André Breton) e alle fotografie percettive in bianco e nero di Katsu Naito e Seydou Keïta, Desane dà vita a narrazioni in continua evoluzione che sembrano crescere e muoversi mentre le osservi. In questi dipinti c’è qualcosa di antico. Come le incisioni figurative sulle anfore greche o i ritratti sui cammei di agata, “I’ll Open My Sun-Filled Heart to You” ci mostra una figura in rilievo, la passione visibile nella semplice postura. In “Promised Land” vediamo una viaggiatrice vicina alla fine del suo cammino. La natura si ripiega su di lei mentre avanza, proteggendola o ingabbiandola.
In questa fase iniziale del suo percorso, l’opera di Desane parla delle molteplici esperienze che ha superato ad ogni tappa della sua vita di donna Nera. Le sue tele sono correlate tra loro nell’ anonimato. Un tratto costante è l’utilizzo da parte dell’artista del colore blu, considerato importante in quanto “sinonimo di immensità”.
In “Dreams of a Dreamer”, Desane raccoglie le sue opere più recenti, restituite con semplicità e offerte con delicatezza. Rispetto ai dipinti precedenti di Desane, i lavori in mostra si distinguono per la loro ambizione, evidente nelle dimensioni sempre maggiori. L’artista comincia a collegare i punti tra la sua storia personale, il suo futuro immaginato e le miriadi di identità del suo popolo. Cerca qualcosa che è puramente suo e nel farlo porta alla luce le molte inevitabili influenze che formano la sua doppia identità culturale (haitiana e francese). Dreams of a Dreamer è un lungo, infinito sogno ad occhi aperti. Un sogno scelto. Un sogno in cui il messaggio è rivelato e i messaggeri sono nascosti.

(di Camille Okhio)


English version

Researching, blending and fusing disparate cultures, periods and moments, Delphine Desane uses her practice as a vessel for self exploration. The brush is a vehicle for understanding. Her simple forms contain multitudes. They speak to a single moment, packed with emotion, memories, longing. A single line acts as a marker for realizations, loss, and labor. Desane’s portraits are direct, intentionally unembellished, quietly referencing the shapes and figures of known and unknown ancestors. Only after completion do influences present themselves to her - the pointed chin of a Dan Mask, the flattened scapes of the Obin family’s practice (Philomé Obin in particular), and the graphic qualities of Ghanian Asafo Flags. Bold and clear, her portraits are purposefully impersonal, so as to not limit their message.
In Desane’s first solo show “Dreams of a Dreamer”, landscape provides no home to the artist's cast of characters. Instead they must find roots on their own. These roots find fertile ground in the memory of the viewer, growing slowly into something that can’t be ignored. In her three years as a practicing artist, Desane has seeded themes of displacement, home, birth and regeneration. Her steady hand relays a grace and conviction central to her person, depicting mostly female, sometimes animal characters, with pieced together identities, both connected to and separated from the Earth. Her generally minimal backgrounds are “an open question,” allowing the viewer to imagine her figures almost anywhere. What multiplicities exist within her subjects are held in the eyes. The truth rests in an iris, but is only accessible to those willing to look directly at it. Like the artist, these figures refuse to be boxed in.
Desane’s subjects live outside of time - a child, a mother and a grandmother all at once. Lineage is held within a single husk - an impossibility in our physical realm. Desane’s figures are not defined by their past, present or expected future, respectively, but encapsulate all that they could be, all that they are, all that they were, in one explosive moment. “No matter where you go, the first thing people see is your blackness,” says the artist, and so, that is often the only clue given to the viewer - a reclamation of agency.
Drawing on the surrealist and religious themes in Hector Hyppolite’s paintings (a peer of Andre Breton) and the perceptive black and white photographs of Katsu Naito and Seydou Keita, Desane creates ever-extending narratives that seem to grow and move as you witness them. There is something ancient in these paintings. Like the figurative etchings on Greek Amphora or the portrait on an agate cameo, “I’ll Open My Sun-Filled Heart to You” shows us a figure thrown into relief, passion shown in her stance alone. In “Promised Land” we see a traveler nearing the end of her journey. Nature folds in on her as she moves, protecting or restricting.
At this early stage in her career Desane’s oeuvre speaks to the scores of experiences she has weathered at each stage of her life as a Black woman. Her canvases relate to each other in their anonymity. One consistent feature is the artist’s use of blue, valued because it is “synonymous with infinity.”
In “Dreams of a Dreamer”, Desane brings together the latest body of works, simply rendered, and sensitively offered. The paintings shown detour from Desane’s previous works in their ambition, easily traceable through their growing size. The artist is beginning to connect the dots between her personal history, imagined future, and the myriad identities of her people. She reaches for something that is purely her own and in so doing excavates the many inescapable influences that inform her dual cultural identities (Haitian and French). Dreams of a Dreamer is one long, never ending, waking dream. A chosen dream. One in which the message is revealed and the messengers are hidden.

(by Camille Okhio)