Luce Gallery presenta Life is Elsewhere, prima mostra personale di Dominic Chambers in galleria.
Attingendo al proprio vissuto e ispirandosi a racconti, mitologie e alla storia afroamericana, Chambers affronta temi legati alla black identity. Sfida le associazioni sia storiche che contemporanee attribuite al corpo nero, raffigurandolo in momenti di meditazione e contemplazione all’interno di scenari che fa propri. Il rapporto centrale tra realtà e immaginazione viene continuamente alimentato dalla sua forte passione per la lettura. La leggibilità dell'immagine originale è interrotta, mentre i paesaggi monocromi si relazionano con le figure nere.
Riflettendo sullo stigma sociale attraverso la pratica artistica, l’artista rinegozia il rapporto con la propria eredità culturale. Il desiderio di decostruire la storia, la letteratura e gli stereotipi scaturisce da esperienze biografiche nei luoghi in cui è cresciuto, dove le tensioni razziali, la povertà e la violenza sono state molto diffuse.
L’artista si interroga sulle interpretazioni psicologiche o letterali del concetto di "velo" espresso da William Edward Burghardt Du Bois (1868-1963) in “Le anime del popolo nero” (The Souls of Black Folk, 1903). Secondo l’intellettuale e sociologo, gli afroamericani vivono dietro un velo che, come una barriera invisibile, li separa dai bianchi americani imponendo loro una doppia coscienza. Questa linea di separazione genera due diverse identità, per cui l’uomo nero possiede una duplice visione che obbliga a guardarsi anche attraverso gli occhi dei bianchi, percependone le discriminazioni e i pregiudizi. Per Chambers il velo viene rappresentato da foglie che separano la figurazione dall’astrattismo. Qualcosa che richiama la trasparenza di una sottile tenda, la cui inconsistenza si oppone allo spessore del concetto espresso.
English version
Luce Gallery presents Life is Elsewhere the first solo exhibition by Dominic Chambers at the gallery, from January 23 to March 12 2020.
Drawing on his own experience and from African American narratives, mythologies and history, Chambers approaches themes connected with black identity. He challenges historical and contemporary associations regarding the black body, depicting it in moments of meditation and contemplation inside settings of his own devising. The central relationship between reality and imagination is continually fostered by his passion for reading. The legibility of the original image is interrupted, while the monochrome landscapes establish a relationship with the black figures.
Reflecting on social stigma through artistic practice, the artist renegotiates the relationship with his own cultural heritage. The desire to deconstruct history, literature and stereotypes springs from biographical experiences in the places of his upbringing, where racial tensions, poverty and violence were very widespread.
Chambers investigates the psychological or literal interpretations of the concept of the "veil" expressed by William Edward Burghardt Du Bois (1868-1963) in The Souls of Black Folk in 1903. According to this intellectual and sociologist, African Americans live behind a veil that like an invisible barrier separates them from white Americans, imposing a dual awareness. This line of separation generates two different identities, due to which the black man has a double vision that obliges him to observe himself through the eyes of whites, perceiving their discrimination and prejudices. For Chambers the veil is represented by leaves that separate figuration from abstraction, something like the transparency of a thin curtain, whose ethereal consistency forms a contrast with the weight of the expressed concept.