Robert Davis terrà in marzo la sua prima mostra personale assoluta europea a Luce Gallery in cui presenterà un suo nuovo corpo di lavori.
Con l'uso di materiali non convenzionali quali vino, birra, caffè o cenere, e la combinazione di olio e pastelli ad olio, l'artista usa elementi che normalmente stimolano la vita ordinaria di ogni persona per esplorare i limiti e le differenze della percezione sensoriale relazionata al dipinto, sia per ciò che riguarda l'elemento ottico che per la sensazione che i materiali rivelano allo spettatore.
Rappresentando forme gestuali, l'artista fa slittare il punto di interesse su come i materiali usati reagiscano con le tele, il lino, il cuoio o la juta che usa per dipingere. Queste reazioni spesso dipendono dal singolo tipo di materiale utilizzato. Ogni vino o birra sono diversi nel colore e nell'intensità, contenendo un unico sapore visuale quando vengono posti sulla tela.
Questa varietà di sostanze è accompagnata dalla natura gestuale del segno. L'atto stesso del dipingere emerge in modo inequivocabile e quindi traspare la pennellata, il graffio o il versare una sostanza sulla tela.
"Quando comincio a dipingere non voglio avere alcun punto di riferimento. La cosa deve evolvere in modo visuale. I miei dipinti hanno una stretta relazione al disegno ed alla sua struttura, alla direzione ed al ritmo. Mi piace il vino. Mi piacciono anche caffè e sigarette. Visionare un dipinto è un po' come consumare queste sostanze. Le prendiamo e poi decidiamo se ci piacciono o meno.
Da un altro punto di vista capisco che per me il dipinto è anche nostalgico. Amo i lavori che evocano un periodo passato. Dipingo spesso con questa nostalgia nella mente, accostandomi con il colore ed i titoli delle singole opere. Il mio uso del colore è qualcosa nella pratica pittorica che si riferisce chiaramente a elementi al di fuori dell'opera stessa. Certi eventi, stanze, luoghi, cose che ho letto, sentito o vissuto, in qualche modo dettano la scelta del colore. D'altra parte, talvolta, voglio solamente dipingere un quadro blu. Questo stesso senso di nostalgia condiziona i poster paintings. A volte una fotografia cade nelle mie mani e fa esattamente quello che si suppone che faccia. E' semplice abbastanza per uniformarsi alla tela e al contempo esiste come oggetto nella sua completezza ".
L'uso da parte dell'artista della scrittura, di immagini trovate e di materiali non convenzionali sono un punto di rottura nella lettura dell'opera, che richiama l'attenzione ai codici dei pittori modernisti. Ma pensare a Robert Davis come ad un artista che rompe le regole, fa perdere il profondo impatto del suo lavoro, che è tutto legato all'affezione.
In un aggiornamento della texturogia di Dubuffet, Robert Davis fa uso della tela e delle sostanze addittive scelte al fine svolgere forme gestuali che si riallacciano alla reale senzazione del mondo odierno ed al nostro senso di inadeguatezza nel capirlo.
I suoi titoli sono un parte importante del lavoro, non qualcosa che serve solo a nominare le cose, ma che si ricollega alle profonda intenzione sentimentale dell'artista.
"So che è giusto essere ispirati da John Cougar Mellencamp come da Malevich, e so che è corretto essere un banchiere con una bomboletta spray fetish, e so che quando guardo ad un dipinto di Robert Davis sto guardando a qualcosa che trascende gli elementi biblicamente elementari.
Dipinti fatti di vino od erba, caffè e sigarette con le loro linee sacramentali e perfette, odorano di storia e supportano l'altare del segno". (V. Dermody)
English version
Robert Davis will present in March his first solo exhibition in our gallery with a new body of work.
With the use of unconventional materials like wine, beer, coffee or ash, and the combination of oil or oil-sticks, the artist uses elements that stimulate the ordinary life of every person to explore the boundaries between the different sensory perceptions related to the paintings in ways of optical perception combined with a more sensitive feeling that the materials reveal to the viewer.
Representing gestural forms, the artist shifts the point of interest to how the materials used react with the canvases, burlaps, linens or leathers that are supports for the paintings. These reactions depend on the individual type of material. Every wine or beer, for example, contains a different and unique palette and feeling. This variety of substances is accompanied by the gestural nature of the sign. The act of painting has to be seen in the gesture of rubbing, brushing, pouring or scratching.
"When I start a painting I don't want any reference points. The whole thing evolves visually so that there are never any preconceptions. My paintings have a close relationship to drawing and structure, to direction and rhythm. I like wine. I also like coffee and cigarettes. Viewing a painting is much like consuming it. We take it in and then decide whether we like it or not. On the other hand, I understand that painting is nostalgic. I love period pieces. I draw on that nostalgia for my palette and titles. My use of colour is the one thing in my practice that refers clearly to something outside itself. Certain events, room, places, things that I have read, heard or experienced in any way can dictate choice of colour. Then again sometimes I just want to make a painting blue. This same sense of nostalgia also informs the collage paintings. Sometimes a photo falls into my lap and it does what it is supposed to do. It is simply enough to adhere it to the canvas and it exists as a complete thing".
The artist’s additional incorporation of text, found images and unconventional materials acts as a break in intelligibility that calls attention to the code of modernist painting tropes. Naming Davis a code-breaker, however, misses the deeper impact of his work, which is all about affection. Updating Dubuffet's Materiologies, Davis uses base and addictive substances to gesture toward the real feeling of the world and our sense's inadequacy to understanding it. His titles are an important part of this, not just the name of a thing, but an indication of his serious and sentimental intentions.
"I know it's ok to be inspired by John Cougar Mellencamp as much as it is to be inspired by Malevich, I know it's ok to be a banker with a spray paint fetish, and I know when I'm looking at a Robert Davis painting I'm looking at something transcendent crafted from biblically elemental materials. Paintings made of wine and weed, coffee and cigarettes with their sacramental perfect linen below them, smears of history like Veronica's Veil above, the supports an altar for the marks". (V. Dermody)